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Il voto sul Regolamento per i carburanti alternativi è diventato per la sinistra l’ennesima occasione di promuovere la propria agenda green fregandosene dell’impatto su imprese e cittadini. È stato chiarissimo nel merito Carlo Fidanza, già relatore oltre dieci anni fa della prima Direttiva sulle infrastrutture per i carburanti alternativi e oggi relatore ombra per il gruppo ECR sul nuovo Regolamento AFIR che introduce nuovi target per l’installazione di infrastrutture di ricarica e rifornimento dedicate ai carburanti alternativi.

Fidanza ha rivendicato il lavoro fatto per limitare l’impatto negativo di una normativa troppo ideologica, affermare il principio della neutralità tecnologica e difendere importanti filiere come quella del nostro gas. Ora la palla passa al negoziato tra Parlamento e Consiglio che si aprirà nelle prossime settimane.

Ci saremmo aspettati”, ha detto intervenendo sul tema durante la plenaria di Strasburgo, “a maggior ragione dopo la crisi per la guerra in Ucraina, una pausa di riflessione sull’intero pacchetto del Fit for 55, che invece viene ancora utilizzato in chiave ideologica. Anche questo Regolamento risente di questa impostazione e ci spingerebbe ad una transizione troppo rapida verso il tutto elettrico ignorandone le conseguenze geopolitiche e consegnandoci tra le braccia della Cina”. Trovi qui l’intervento integrale:

E va purtroppo nella stessa direzione la notizia dello stop alle auto con motori a benzina o diesel a partire dal 2035, arrivata, spiega Fidanza, “dopo l’accordo tra le istituzioni UE: così si arriverà al blocco della produzione di auto con motore a combustione interna, e nonostante qualche miglioramento da noi ottenuto nel passaggio in Parlamento, rimane una scelta folle e suicida che avrà costi economici e sociali devastanti e ci renderà ancora più dipendenti dalla Cina. Non possiamo permettercelo”, conclude Fidanza, guardando al 2026 quando i termini dell’accordo potranno essere parzialmente ridiscussi.

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