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Lo scorso venerdì 22 luglio è stato firmato un accordo storico per riattivare le spedizioni del grano ucraino che, da solo, contribuisce in maniera decisiva ad alleviare la crisi alimentare che colpisce i Paesi più poveri del mondo. La firma è arrivata ad Istanbul, nella Turchia di Recep Tayyip Erdogan che ha mediato tra l’Ucraina, rappresentata dal ministro delle infrastrutture Kubrakov, e la Russia, presente con il ministro della difesa Shoigu. Con loro, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha raggiunto così due intese distinte che sbloccano per 120 giorni l’export di cereali e fertilizzanti bloccati finora dall’invasione russa.

Il grande assente”, ha subito commentato Carlo Fidanza,è come al solito l’Unione Europea, che rimane alla finestra a guardare mentre il sultano Erdogan conquista la scena e raggiunge un accordo storico. Per l’ennesima volta, l’UE dimostra di essere un gigante burocratico ma un nano politico, incapace di incidere realmente e con forza sulla vita di milioni di persone. Un’Europa così ha vita breve, perché è destinata a rimanere schiacciata tra le grandi potenze del mondo globalizzato senza riuscire a costruire per sé una strada: cosa diranno ora i fanatici del «più Europa» di fronte all’ennesimo buco nell’acqua?

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